Associazione

Associazione Culturale Coro di Luras- Su Bubugnulu

Descrizione
Coro di Luras “Su bubùgnulu” Il Coro di Luras “Su bubùgnulu” è un coro di struttura polifonica composto da diciotto elementi con quattro voci, tenori I, tenori II, baritoni e bassi. Nato a Luras circa dieci anni fa dalla passione per il canto di un gruppo di amici, Su bubùgnulu oltre a disporre di un vasto repertorio di canti liturgici si ispira al canto tradizionale nuorese nel quale la parlata lurese ben si identifica essendo unica espressione del sardo-logudorese all'interno della Gallura. Tra le diverse manifestazioni che hanno visto la partecipazione del coro "Su bubùgnulu" ricordiamo l'esibizione nel 1998 a Mentana (Roma) in occasione di un gemellaggio fra gruppi corali nazionali; per due volte consecutive, nel 1997 e 1998, è stato invitato in rappresentanza del canto polifonico sardo a S. Teresa di Gallura durante le manifestazioni turistiche-culturali organizzate dalla Pro Loco. Da segnalare la partecipazione alla cerimonia per la celebrazione del 122° anniversario della fondazione della Guardia d'onore alle Reali Tombe del Pantheon tenutasi a Roma nel gennaio 2000; ha inoltre partecipato, unitamente a diversi gruppi corali, alla 1ª rassegna di Canto Corale Religioso tenutasi nella Cattedrale di San Pietro a Tempio Pausania nell'Aprile 2000 a favore della popolazione del Mozambico. Nel Luglio 2000 per RAI DUE ha partecipato al programma TG2 Costume e società all'interno di un servizio dal titolo "Sardegna nascosta". Nello stesso mese di luglio ha preso parte al XX Festival Internazionale del Folklore, l'importante manifestazione che si tiene a Tempio Pausania. Nel mese di ottobre 2000 ha partecipato, unitamente ai Tenores di Bitti ed al Coro Su Nugoresu di Nuoro alla serata di musica etnica inserita nei programmi della Festa Patronale di Luras. Si esibisce frequentemente in numerose località turistiche partecipando a serate dedicate al folklore sardo ed a diverse manifestazioni religiose, potendo annoverare nel suo repertorio i diversi canti de sa Missa cantàda, la Messa accompagnata da canti che ripercorrono i passaggi liturgici della Funzione. Nell'ottobre 2001 ha partecipato alla trasmissione Sardegna Verde, realizzata e trasmessa dall'emittente regionale Videolina, all'interno di un programma dedicato alla promozione ed alla valorizzazione del territorio gallurese e dei suoi prodotti tipici. Nel 2002 ha realizzato per la Sony il suo primo CD dal titolo InCantu, dove sono raccolti brani del repertorio polifonico sardo. Ultimamente ha registrato un video per conto di una rete televisiva Svizzera di lingua tedesca, inserito in un documentario promozionale sulla Sardegna. Ha preso parte, inoltre, alla registrazione del CD di Sandro Fresi, un artista locale, fine ricercatore delle tradizioni sonore sarde e mediterranee, intitolato “Zivula”, in una rielaborazione in lingua sarda dell’Ave Maria tratta dalla “Buona Novella” di Fabrizio De Andrè. Nel mese di dicembre 2005 ha partecipato, unitamente a diversi gruppi corali, alla " rassegna di Canto Corale" tenutasi a Gallarate. I lusinghieri consensi e le approvazioni che il Coro di Luras Su bubùgnulu riceve ad ogni sua esibizione, sono da stimolo per il proseguo dell' attività canora e l'ampliamento del repertorio, oggi arricchito da brani inediti di matrice lurese, ed alcuni in dialetto Gallurese, in modo da poter meglio valorizzare l'identità del coro stesso con la proposizione di nuove composizioni e la realizzazione di un prossimo CD che possa essere contributo di recupero e conservazione di un ricco e prezioso patrimonio culturale. …una breve “traccia” delle canzoni. Un’arbore ‘e pache (Un albero di pace) È l’espressione di un desiderio comune di pace, nel quale ci si affida ai bambini, “sos chimbe orfaneddos” affinchè, per voce della loro innocenza “l’albero della pace” possa dare i suoi frutti e far sì che tra gli uomini regni sempre la concordia e la fratellanza. “Dego cherjo sa pache e su pane “Io vorrei la pace ed il pane dego cherjo s’amore e su bentu io vorrei l’amore ed il vento dego cherjo una tanca frorìa io vorrei un campo fiorito dego chentu chitarras sonande; io vorrei cento chitarre che suonano dego cherjo una làmpana ‘e oro”. io vorrei una lampada d’oro” Bella si cheres bennere (Bella se vuoi venire) Una delle tante canzoni tradizionali sarde che manifestano i sentimenti di affetto verso la propria amata. Nel brano si invita la persona cara a raggiungere l’innamorato, cogliendo l’occasione per decantarne le doti con accostamenti lirici alle bellezze della natura, “bellu frore ‘e giardinu” (bel fiore di giardino), comparando lo splendore degli occhi a due gocce di rugiada, “ti brillana sos ojos che duas gùttias de lentòre”. Santu Versione cantata del Santo, l’inno al Signore prima del rituale della consacrazione del pane e del vino. Picca sa tassa (Prendi il bicchiere) Un vero e proprio inno, con l’invito a levare il bicchiere per un brindisi che sancisce amicizia e convivialità, e dove si esaltano le proprietà “sociali” del vino e del suo ruolo di elemento-complemento di festa e di divertimento. “Festas anticas de bellu colore, “Feste antiche dal bel colore, sas imbriacheras finin’ a manzanu, le libagioni finiscono al mattino, si de su binu intendes su sapore se del vino senti il sapore ista tranquillu chi ‘nde griras sanu”. stai tranquillo che rientri (a casa) sano”. A mama (A mia madre) Con questo brano l’autore, il poeta nuorese Franceschino Satta, rivolge un commovente omaggio alla madre scomparsa, “como guvernat bella in Paradisu” (ora governa, bella, in Paradiso), rinnovandone il ricordo che si trasfigura ogni giorno al sorgere dell’aurora: “Cando m’ischìdo tristu su manzanu “Quando mi sveglio triste al mattino e osserbo sa tenera aurora e osservo la tenera aurora a manos juntas naro: cussa est mama”. a mani giunte dico: quella è mia madre”. Gloria Altro brano, nelle versione in sardo, del repertorio liturgico, che si esegue durante “Sa Missa cantàda”. Sa funtana (La fontana) La fontanella pubblica dove, particolarmente negli anni scorsi, le donne del paese si ritrovavano per attingere l’acqua, diventava punto di aggregazione e di amichevole conversazione, senza però disdegnare “pettegolezzi” e malignità verso conoscenti comuni. “Si sèdin sas pizzoccas a zarrare “Siedono le ragazze a chiacchierare da chi presse nond’ana issa funtana, visto che non hanno fretta, nella fontana chi ti paret unu padul’e aranas che sembra una palude di rane tantu nde fachen d’irfilichitare”. tanto ne fanno di argomentare”. Non potho reposare (Non posso riposare) Sicuramente una delle più belle e conosciute canzoni d’amore della tradizione canora sarda, dove il dialogo dei due amanti si esprime con ricercata poesia, descrivendo con vero coinvolgimento i timori e i desideri, le passioni e le promesse, assicurando la certezza di un amore infinito. “Si m’essere possibile d’anghèlu “Se mi fosse possibile, dell’angelo s’ispiritu invisibile piccàbo lo spirito invisibile prenderei sas formas, e furàbo dae chelu le forme, e ruberei dal cielo su sole e sos isteddos e formabo il sole e le stelle, e formerei unu mundu bellissimu pro tene un mondo bellissimo per te pro poder dispensare cada bene”. per poterti dispensare ogni bene”. A ballare È un brano armonizzato sui temi del tradizionale ballo sardo, del quale ha il vigoroso incalzare, e che porta l’ascoltatore a seguirne il canto dando vita ad una danza che segue i “passi” tipici scanditi dal movimento ritmico dei piedi de sos balladòres, i danzatori. “Cuminzande sun sos cantos “Cominciando stanno i canti de su coro in armonia; del cuore in armonia a ballare in allegria a ballare in allegria est muttìnde tottu cantos”. sta chiamando tutti quanti ». Sas campanas de Santa Maria (Le campane di Santa Maria) Racconta della sostituzione di una vecchia campana con una nuova, sottolineando pregi e difetti delle campane che, suonando a distesa, facevano sentire la loro “voce” in tutta la zona. Su conzinu (Il ramaiolo) Una figura ormai quasi del tutto scomparsa, quella del ramaiolo, che passava per le vie del paese offrendo la sua opera per riparare pentole ed altre stoviglie, ed alla ricerca di rame vecchio da acquistare in cambio di soldi o di rame lucidato a nuovo. Babbu nostru È la versione in lingua sarda del Padre Nostro, ed è uno dei brani liturgici più apprezzati per la sua intensa espressione di fede.
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